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Intervista a un attore feticcio: Stefano Mussinano

Un attore feticcio fa parlare di sè nella scena indipendente del Friuli Venezia Giulia. Essendomi interessata per ragioni di lavoro alla vivace comunità del cinema indipendente low budget della nostra regione, il Friuli, mi è balzato all’occhio il caso di Stefano Mussinano e del giovanissimo regista Luca Bertossi: il caso di un rapporto simbiotico e di un attore che ha recitato spesso, anzi quasi in forma esclusiva per lo stesso regista, Bertossi appunto. E’ un tipico caso di regista che si affeziona allo stesso attore e che lo ripropone a ripetizione nelle sue opere, anche con ruoli eterogenei. Un caso emblematico di attore feticcio, come lo sono stati nella storia del cinema Toshiro Mifune per Akira Kurosawa, Robert De Niro per Martin Scorsese, Bill Murrey per Wes Anderson, Max von Sidow per Ingmar Bergman, Johnny Depp per Tim Burton. Incuriosita, mi sono inerpicata sui monti carnici a Sutrio, dove vive l’attore emergente Stefano Mussinano. Mi sono fatta ospitare a casa sua, qui in terrazza siamo circondati dal rilassante verde delle montagne in primavera. Persona vera Stefano, dall’ospitalità squisita: la prima domanda la fa lui a me: tra caffè, prosecco e chinotto scelgo senza esitazione la terza opzione.

Ciao Stefano, grazie di avermi ricevuta con così breve preavviso. La prima domanda è d’obbligo: cosa significa vivere in Carnia, quali sono le qualità del popolo carnico che fanno di te un attore migliore?

Noi carnici siamo molto alla mano, se c’è qualche problema ci si aiuta… Innanzitutto ci tengo a precisare che mia mamma è di Vicenza, mio papà è carnico di Paluzza, io sono nato e vissuto qui. Per rispondere, diciamo che qui in Carnia recitare non viene visto come una professione, noi carnici siamo più persone che si alzano alle 7, vanno in fabbrica o cantiere: siamo per la maggior parte falegnami, carpentieri, muratori. A noi piace un lavoro in cui ci possiamo sporcare e rovinare le mani, le nostre mani sono piene di calli, rovinate… Artisti ce ne sono, come Nicolò de Mattia detto Gabane…falegname in pensione che passa il tempo a scrivere poesie in carnico, o Lino Straulino, maestro elementare ma cantante e compositore di musica folk friulana.

E ora anche attori… Stefano, come hai cominciato a recitare?

Quando si è bambini si tende a fare ciò che piace e a me piaceva recitare. Sin dall’asilo. Le suore mi davano sempre il ruolo da protagonista, per dire… alla recita di Natale ero sempre io San Giuseppe. Forse perché cantavo bene, avevo una bella voce. E da lì non mi sono più fermato.

Come hai conosciuto il tuo “simbionte” Luca Bertossi?

Conoscevo la zia di Luca, è una mia cara amica… nel 2015 con Luca ci siamo conosciuti per caso a una cena e da allora non ci siamo mai lasciati. Mi ha proposto di girare un corto a distanza di 15 giorni dal nostro primo incontro. E da allora sono stato chiamato a quasi tutte le sue produzioni successive, tanto da meritare l’appellativo di attore feticcio. A dirtela tutta, nei pochi corti a cui non ho partecipato la maggior parte delle volte ho rinunciato io alla parte, ad esempio perché per motivi di lavoro non ero disponibile per la data delle riprese.

Che parti hai interpretato per Luca? Facci capire cosa significa in concreto essere il suo attore feticcio

Faccio mente locale, spero di non dimenticarmene nessuna: bandito, disperato indebitato con la malavita, sopravvissuto, lo sceriffo narcolettico, il disonesto perseguitato da un demone, lo zio, il portiere, l’assassino. La nostra collaborazione  è iniziata con un corto, “After the Apocalypse”, poi è continuata con la web serie “La montagna dei folli” che ha avuto un discreto riscontro di pubblico e critica. Poi una sequela ininterrotta di altri corti. Via via al gruppo si sono affiancati tecnici sempre più capaci, anche i mezzi sono migliorati nel tempo di pari passo con l’esperienza.

E per quanto riguarda le esperienze con altri registi?

Nel 2013 ho collaborato come comparsa nel video musicale “Automatic day” con la Nick e Giul production, nel 2017 ho recitato una parte importante nel film di Renzo Sovran “La Donna di Picche” e ho fatto la comparsa per un film storico di Alberto Fasulo.

Cosa ci dici delle tua passioni, oltre al cinema?

Sono appassionato di film action e cartoni animati, sopratutto gli anime di Leiji Matzumoto e Hayao Miyazaky e alla lettura di romanzi fantasy thriller e fumetti giapponesi e non. Ascolto musica rock e metal… scusa un attimo! Darko mi sta distruggendo il letto di là…

Portalo qui. Chi è questo bel gattone tutto nero?

E’ Darko questo coccolone, ha una anno e mezzo. L’ho adottato dall’oasi felina di Cercivento, che tra parentesi è una struttura gestita dalla mia sorellona acquisita Anna, una delle volontarie. Una volta all’anno si mangia vegano, fanno una bella festa in cui raccolgono fondi. Ti invito.

Non solo bravo e bello, ma anche un cuore d’oro. Un’ultima domanda: cosa ti piace della professione di attore? Ormai hai una certa esperienza…

Mi piace uscire dalla mia monotonia della vita, diventare un’altra persona per quei 10-15 minuti, vedere persone nuove e interessanti.

Un bel ragazzo come te trarrà evidenti benefici dall’essere un attore in ascesa? Sei un feticcio anche per il pubblico femminile?

Te la farò corta: è un mito che si cucca come attore, neppure come attore feticcio…

Bene Stefano, detta questa… il tempo a nostra disposizione è finito, non mi resta che salutarti e ringraziarti, augurandoti il meglio. E’ stato un vero piacere conoscerti.

Te ne vai di già? Vuoi una fetta di torta di carote invece? Appena fatta da mia mamma…

Non posso dire di no, sembra squisita.

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